Caro fratello…
Giulia
(Mutoko, 30 luglio – 14 agosto 2011)
Caro fratello,
ho pensato a lungo a cosa scrivere in questa lettera di testimonianza sulla “parentesi” di vita vissuta la scorsa estate a Mutoko, in Zimbabwe, presso la “All Souls Mission”… e poi, un pomeriggio, l’ispirazione è arrivata di getto.
Prima ero infatti concentrata su quello che pensavo dovesse essere il fine della testimonianza stessa, ossia sulla ricerca delle ragioni più convincenti che portassero altre persone in futuro a vivere a Mutoko, o in qualsiasi altra missione nel mondo, esperienze simili.
Poi il pomeriggio in cui di getto ho iniziato a scrivere mi sono resa conto che non ero più focalizzata sui “perché” del farlo, ma piuttosto sui “perché” del non farlo, del non vivere esperienze simili.
Ossia sui tanti motivi legati al privarsi di un arricchimento interiore talmente grande che mi è tuttora difficile credere possa essere così profondo per quanto inserito in un contesto temporale – due settimane – relativamente breve.
Sul perché, dunque, privarsi di emozioni intense e sensazioni preziose che racchiudo nel cuore e che, poi, quasi per miracolo, ritrovo nella mia quotidianità, riappaiono nei gesti più semplici, come quello di chiudere l’acqua della doccia mentre mi insapono, di bere l’acqua del rubinetto piuttosto che quella in bottiglia, di lavare i denti e, specchiandomi, di pensare a quanta fortuna mi circonda senza che forse, per anni, io me ne sia resa conto con tale intensità.
Quindi non scrivo sul perché decidere di partire, bensì sul perché privarsi dell’emozione dell’incontro con nuovi fratelli, quelli che partono con te dall’Italia, quelli che incontri là… quelli che, in entrambi i casi, non lascerai più.
Dell’emozione che a tratti si mescola con la paura, ma una paura bella… dell’andare incontro a qualcosa o a qualcuno che non si conoscono. Delle risate con i propri amici, della condivisione di tanta tristezza e sofferenza, ma anche della potenza del sorriso che trascende lingue e culture diverse.
Il tutto in un quadro che diventa perfetto e la cui pennellata iniziale e finale è certamente di Dio, che mi ha parlato attraverso centinaia di piccole cose, attraverso persone e gesti che si sono riempiti di una spiritualità profonda.
E quella spiritualità oggi mi fa dire che non si è trattato di una parentesi di vita, ma di una vita vera, un dono dall’alto che oggi, spero, sono riuscita a condividere anche con te.
Rimini, ottobre 2011