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Ponte Missioni – Gennaio 2013

Febbraio14

Copertina Ponte Missioni - Gennaio 2013Il Ponte Missioni di gennaio è nato come sostegno a tutti i programmi di promozione umana che portano avanti i nostri missionari ed in particolare alla missione diocesana. Come introduzione a questo numero ho pensato di pubblicare il seguente articolo di Leonardo Becchetti, professore ordinario di economia politica presso la facoltà di economia dell’Università di Roma Tor Vergata perché ci invita ad “approfondire e modificare la concezione di progresso e sviluppo sia dal punto di vista sociale che ambientale”.
È quanto ci impegnamo a fare nella Scuola di Missiologia per aggiornare anche su queste tematiche i nostri referenti ed operatori della Pastorale Missionaria.
In queste pagine, oltre alle informazioni che ci offrono i nostri missionari sul loro lavoro, troverete belle testimonianze di ragazzi e ragazze che hanno vissuto un’esperienza breve in missione.
Sarà anche questa una delle tante strade della nuova evangelizzazione? È arrivato il momento in cui le giovani Chiese ci restituiscono quanto hanno ricevuto?

don Aldo Fonti

Ma cosa significa oggi sviluppo

Mai come oggi dal punto di vista dello sviluppo economico il mondo sta facendo progressi, seppure inframmezzati da tante crisi. I meccanismi di convergenza condizionata, quella teoria che ci dice che i Paesi più poveri crescono di più di quelli più ricchi e recuperano il gap se sanno mettersi in pari in termini di quei fattori di convergenza in grado di attrarre capitali ed imprese aumentando la domanda di lavoro, funzionano ormai da parecchi anni. Se estrapoliamo i tassi di crescita annuali di oggi (tassi che ci hanno accompagnato per quasi un decennio), la Romania che ha un tenore di vita pari al 40% del nostro ci raggiungerebbe in 20 anni, l’Albania in 40 e la Cina in circa 60.
Sappiamo ormai sempre meglio che non possiamo accelerare ma che dobbiamo approfondire e modificare la concezione di progresso e sviluppo sia dal punto di vista sociale che ambientale. Dal punto di vista sociale, la convergenza sta avvenendo, sì, ma soltanto in media, mentre le diseguaglianze tra le varie classi sociali tendono ad approfondirsi. E chi opera nelle missioni sa benissimo che troppe poche volte l’economia ufficiale è in grado di guardare il cammino del mondo dalla prospettiva di quel miliardo di ”incagliati” che non riescono ad avere accesso alle ”magnifiche sorti progressive” dei mercati.
Ecco perché da alcuni anni, assieme a molti altri colleghi ”illuminati” stiamo portando avanti un lavoro che sembra astratto, ma è in realtà molto importante, sugli indicatori di sviluppo. Gli indicatori di sviluppo sono in realtà essenziali perché rappresentano le frecce che ci indicano la via. Se la segnaletica è errata, a nulla serve avere una macchina efficiente e guidare veloce perché finiamo lo stesso nel burrone. La riflessione sugli indicatori (stimolata dai lavori della commissione francese Sen – Stiglitz – Fitoussi e rilanciata in Italia per iniziativa dell’lstat attraverso la costruzione degli indicatori di benessere equo e sostenibile) è stata arricchita da una mole sempre più vasta e scientificamente affidabile di risultati sulle determinanti della soddisfazione di vita in diversi periodi e aree del mondo. Questi risultati ci rivelano che la nostra natura è quella di esseri relazionali sottolineando come l’accrescimento del benessere economico è solo una delle componenti del ben-vivere, essenziale quando si esce da condizioni di povertà ma sempre meno importante quando si parte da livelli di ricchezza già elevati.
Se vogliamo uscire dalla trappola del ”declino infelice” in cui ci troviamo (più di dieci anni ormai di tassi di crescita medi annui di reddito pro capite negativi con un raddoppio del consumo di antidepressivi), dobbiamo accettare la sfida della globalizzazione, condividere il nostro punto di vista con quello di persone di altri Paesi e classi sociali e impegnarci per una felicità sostenibile che oggi passa attraverso la riforma dei mercati finanziari, la definizione di nuovi indicatori di benessere e la nostra capacità di promuovere il cambiamento attraverso il voto che abbiamo nel nostro portafoglio nel momento in cui consumiamo e risparmiamo.
Impariamo ad usare questo voto per premiare quelle organizzazioni produttive che sul campo sono già all’avanguardia nel creare valore in modo socialmente ed ambientalmente sostenibile e avremo dato una spinta fondamentale al cambiamento verso il bene comune.

Leonardo Becchetti
(Popoli e Missione, dicembre 2012)

Cliccando sull’icona a sinistra potrete leggere l’intero Ponte Missioni di gennaio (file pdf di circa 13,4MB)

pubblicato in Ponte missioni
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